-1942-

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n9p
00mercoledì 28 aprile 2004 08:53
“1942”

La guerra stava infuriando un po’ in tutto il mondo, Franco Belugi decise quindi di andare nell’unico luogo abbastanza sicuro sul pianeta terra, un luogo dove sicuramente la guerra non era arrivata, decise di ritornare al tempio del suo maestro cinese!
Quando arrivò ai piedi del monte dove sorgeva il tempio di riflessione e studio due monaci alle dipendenze del suo maestro di vita lo accolsero a braccia aperte, gli offrirono dell’acqua e del pane non lievitato e dopo aver mangiato si diressero tutti e tre verso il tempio, se nel mondo le nazioni si davano battaglia su quel monte regnava la tipica calma zen cinese… Franco Belugi si sentì immediatamente rinvigorito, sapeva che il suo apprendistato presso il suo maestro non era finito la prima volta e sapeva inoltre che in quell’anno avrebbe concluso con successo i suoi studi, sapeva tutte queste cose come sapeva di certo che essendo il preferito del maestro quest’ultimo gli avrebbe insegnato la tecnica della vita duratura, una tecnica altamente complessa che consiste nel rallentare i propri battiti cardiaci fino ad arrivare ad un’impercettibile battito all’anno, questa tecnica oltre che essere estremamente pericolosa (N.d.A.: Secondo Franco Belugi se si sbaglia anche di un solo decimo di secondo si rischia di morire all’istante, ha tentato più volte ad insegnarmela ma forse per paura non ho mai accettato d’impararla, in compenso la signora Belugi la sa!) ma Franco Belugi non si era mai e poi mai tirato indietro davanti a sfide che all’apparenza potevano sembrare difficili, secondo il suo punto di vista nessuna impresa è troppo difficile o troppo facile, è semplicemente un’impresa da compiere e basta!
I tre arrivarono al tempio che era già calata la notte, Franco Belugi sapeva che poteva vedere il suo maestro non prima del giorno seguente e più precisamente nel tardo pomeriggio, si fece accompagnare nella sua stanza che era rimasta perfettamente intatta nonostante i lunghi anni d’assenza, il letto composto da un sottilissimo materasso e da un lisio lenzuolo, un piccola scrivania dove era appoggiato ancora dei suoi appunti su Dio, un piccolo armadio senza ante dove al suo interno ci trovò il suo vecchio abito da apprendista, la stanza era piccola e l’unica fonte di luce proveniva da una piccola candela posta affianco al letto, durante la mattina invece la stanza era illuminata dai raggi del sole, una cosa che incuriosì fin dal principio Franco Belugi fu la totale mancanza di piogge, era rimasto al tempio per quattro lunghi anni e mai un giorno di pioggia, ma le domande che si poneva mentalmente Franco Belugi in quel luogo di culto non potevano assolutamente trovare risposta, si ricordò tutt’ad un tratto che un giorno chiese al suo maestro il perché di questo inspiegabile fenomeno atmosferico e il maestro con una calma serafica gli rispose così:”Caro apprendista non vedere con gli occhi fisici ma con quegli mentali!”.
Franco Belugi riposò come non aveva mai riposato in vita sua, dormì profondamente per tutta la notte e la mattina seguente si svegliò calmo e riposato, come prima cosa decise di passeggiare per l’enorme parco zen che attorniava per intero il tempio, nulla era cambiato, dalle cose più piccole a quelle più grosse, il parco era rimasto perfettamente uguale a quando se ne era andato anni prima, la mattina trascorse lenta e riflessiva, Franco Belugi si sentì appagato di quel viaggio, si senti rinato e nel pomeriggio vide il suo maestro, apparve ad un tratto nella sua camera, Franco Belugi stava rileggendo i suoi appunti quando una voce bassa e acuta insieme lo fece distogliere dai suoi pensieri, il maestro lo salutò e lo invitò nelle sue stanze.
Dopo anni Franco Belugi si ritrovò dinnanzi al maestro, l’emozione era forte e dopo le cerimonie si saluto decise di domandare al suo maestro se era pronto per concludere i suoi studi, il maestro rise e gli annunciò che i suoi studi erano finiti fin dalla sua prima visita, Franco Belugi si stupì e chiese gentilmente al suo maestro uno specchio, il maestro glielo diede e Franco Belugi si specchiò, non era invecchiato di un giorno, nonostante i suoi quarantadue anni di vita nello specchio l’immagine era quella di un ragazzo di diciotto anni, rimase basito, non capiva come avesse imparato quella tecnica così importante per chiunque avesse intrapreso il suo stesso cammino e il maestro glielo spiego!
Il maestro aveva poco prima della sua prima partenza aveva compiuto un rito zen che consiste nella trasmigrazione della vitalità vera e propria di una persona in un'altra persona, quindi ora Franco Belugi dentro di sé aveva tutta la conoscenza e la sapienza del suo maestro… quel giorno pianse a lungo e rimase per quattro giorni a meditare nella sua stanza senza mangiare né bere ma a porsi domande su domande… il perché il maestro aveva deciso proprio lui, il perché il maestro non voleva più vivere, rifletteva sui vari e gravosi compiti che gli aspettavano dopo la sua partenza, alla sua vita e a come quest’ultima potesse cambiare in meglio o in peggio… uscì dalla sua stanza il quinto giorno e andò dal suo maestro, s’avvicinò al suo viso e gli annunciò che accettava il compito d’essere il nuovo maestro di quella disciplina antica come il mondo, di rimando il maestro sorrise, gli appoggiò una mano sulla fronte e s’addormentò!
Franco Belugi rimase ancora un mese al tempio, istruì un monaco per portare avanti gli insegnamenti di base delle tecniche del maestro, organizzò un nuovo organismo di posta e decise che gli allievi più dotati potevano finire il loro apprendistato direttamente con lui e solamente uno alla volta… fatto ciò ritornò dal suo maestro per dirli addio, quel giorno parlarono a lungo o meglio il maestro gli spiegò come superare i primi e difficili momenti d’esitazione, gli insegnò le ultime cose e alla fine lo benedì annunciandoli con le lacrime agli occhi che aveva scelto per il meglio nell’affidare la sua conoscenza a Franco Belugi, piansero a lungo i due uomini… ormai erano alla pari, due maestri… il vecchio che lascia spazio al nuovo, come una ruota che gira anche per gli insegnamenti del maestro non potevano fermarsi e (secondo il maestro) l’unica persona degna di continuare il suo cammino era proprio Franco Belugi, quel ragazzo di diciotto anni che anni prima era venuto nel suo tempio per imparare delle tecniche che per molti era fantascienza… Franco Belugi strinse le mani del suo ormai vecchio maestro e gli promise che i suoi insegnamenti e il suo testamento non sarebbero mai e poi mai andati perduti!
Franco Belugi partì la sera stessa, lasciandosi alle spalle una storia lunga centinaia d’anni… e vide nel suo futuro solo cose belle!
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