'Cafonal', Pizzi e D'Agostino raccontano la razza col boccone in bocca

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lella84
00lunedì 8 dicembre 2008 16:25
Roma, 7 dic. - (Adnkronos) - Salotti e merletti, gessati di sartoria e gonne attillate. Personaggi che contano insieme a venditori di chiacchiere, e ovviamente immancabili, belle curve di starlette patinate. Tutti 'Razza Cafonal': farebbero follie per entrare su 'Dagospia', nella foto-cronaca del trash con le loro mani forchettate. Per alcuni di loro Roberto D'Agostino e Umberto Pizzi sono dei pettegoli, nel migliore dei casi seminatori di zizzania, ma poi tutti vogliono un commento al vetriolo del giornalista e uno scatto del fotografo dei vip. I mitici 'Cafonal' di Dagospia sono diventati un libro divertente e irriverente: 'Cafonal. Gli italioni nel mirino di Dagospia', (Mondadori, pp. 439, euro 30). Raccoglie le fotografie della Roma godona e dell'Italia velina scattate da Pizzi da Zagarolo, nel corso di otto anni, accompagnate dai commenti luciferini di D'Agostino. Eccoli allora scatti e notizie senza censure, neologismi artistici e dileggio bipartisan su botox e visi cotti dalle lampade, con i personaggi del Palazzo mazzolati senza sconti. Tutti colti con il boccone in bocca.

'Cafonal' sarà presentato martedì 9 dicembre alle ore 18,30 all'Accademia di Francia a Roma (Villa Medici, viale Trinità dei Monti, 1). A presentare il libro saranno il 'Gattosardo' Francesco Cossiga, Bruno Vespa, Barbara Palombelli e Afef Jnifen. E mentre il mondo della bella vita rincorre l'invito, i nuovi 'cinici' non perdono occasione per raccontare ogni giorno come si vive sotto il cielo dela Brutta Epoque, nella terra del cafonalismo trash-endente di tette rifatte e labbra a canotto, sempre a gloria della casta. Il verbo del cafonalesimo non risparmia nessuno: da Piero e Anna Fassino al mare di Capalbio a Marco Tronchetti Provera e consorte Afef in pescheria. E ancora: monsignori assonnati e maneggioni che incantano. Celebri anche i nomignoli affibiati ai politici: Pierfurby Casini, Daniela Santadechè, WalterEgo Veltroni, la 'sora Lella'.

''Cafonal mostra la parte cafona della nostra società, che è poi quella prevalente. Dietro la sferza c'è anche una critica di costume, ma la facciamo cazzeggiando'', dice all'ADNKRONOS Umberto Pizzi da Zagarolo. ''Molti di quelli che finiscono in quella pagina quando vedono che sto arrivando mi cacciano sempre. Invece alla razza cafona essere sbattuti su 'Cafonal' piace. Godono anche. Della specie fanno parte quelli che s'incatenano ai buffet con la bava alla bocca e quelle che mostrano le chiappe, ma c'è anche il 'cesarotto' di turno che ostenta il proprio potere e vorrebbe imporre quando e come fotografare. Me l'ha detto ultimamente anche un ministro siciliano a una festa. Ma me ne sono fregato''.

Come si definisce il terribile Pizzi? ''Insieme a Dago siamo dei fustigatori del malcostume. Lui con le notizie, io con le foto. Ci indigniamo e qualche volta ci divertiamo. Non abbiamo bavagli. Sparando le cose in faccia a tutti ci siamo fatti più amici che nemici. Il pettegolezzo è un modo di raccontare''.

''Nel libro -aggiunge il fotografo dei vip- abbiamo cercato di mettere il peggio di quanto abbiamo mostrato in 8 anni di 'Cafonal', e forse ci siamo riusciti. La legge è semplice e vale sempre: più in alto si sale e più lo scatto intriga''. Nessuno scampa all'obiettivo di Umberto Pizzi di Zagarolo, e gli aneddoti si sprecano. ''C'e' stato un ministro -racconta- che nello scendere le scale di Maria Angiolillo ha gridato 'Basta, basta!'. Gli ho risposto che dovevo lavorare per pagare le tasse e lui si è zittito. Ho continuato a scattare''. La categoria più immortalata è quella dei 'morti di fama': ''Gli piace un mondo apparire, implorano quasi, sono infoiati davanti alla macchina e se non li fotografi si offendono pure''.

''Ma per osservare veramente la specie cafona -è la dritta di Umberto Pizzi- devi osservarli davanti ai piatti. L'abbuffata è il momento della rivelazione. Vedi ricconi e sgallettate piene di gioielli come le madonne delle feste che arrivano davanti alle tovaglie e con gridolini dicono: 'Ho fame'. La fame in realtà non sanno cos'è, ma non conoscono l'espressione 'ho appetito'. Pensano gli sia permesso tutto e allora si scatenano in corse da infarto. Alle feste ce n'è sempre uno in particolare che si lancia a tuffo sul buffet. Una volta -ricorda Pizzi- c'era la porchetta e al sesto piatto il cameriere che ne aveva pieni gli attributi ha fatto notare allo sbafone che quelle fette di scrofa forse gli avrebbero fatto male. Lui ha risposto alla sua maniera: con un grugnito. E ha continuato a ingozzarsi''.

Il disincantato Pizzi ne ha anche per i bei 'salotti': ''Lì se magna e basta -dice sorridendo- La cultura non sanno manco dove sta di casa. Se ti azzardi a chiedere cose serie ti guardano pure male. E' il trionfo del baccanale. Pensate quanto avrebbe scritto Giovenale su questa razza godona se fosse vissuto ai nostri tempi. In realtà sono passsati duemila anni, è cambiata la griffe e il modo di vestire, ma il comportamento dei cafoni è sempre quello''. E a chi gli chiede se in questa galleria c'è qualcuno che salva, Pizzi spiega: ''C'è ancora qualcuno ai tavoli che mangia in maniera diversa. Sono i pochissimi che oltre ai soldi hanno pure cultura. Li vedi che sono diversi dai 'godoni' e li rispetti pure, anche negli scatti hanno una luce diversa. Per il resto è tutta carne. Ma sono fatti loro''.

''Non vogliamo fare i soloni, le nostre sono solo Polaroid sulla realtà che viviamo'', spiega all'ADNKRONOS Roberto D'Agostino, artefice e curatore del sito Dagospia. ''Io e Pizzi -aggiunge- siamo due 'amorali'. Anzi, forse lui una morale ce l'ha, io l'ho dimenticata da un pezzo''. Attenzione, avverte però il 'papà di Dagospia': ''Noi non siamo il Censis, ma dei cronisti. Facciamo appunti sulla vita quotidiana, che è cambiata perché c'è la nuova razza: 'gli italioni'. Gente che appare più grande del reale. In fondo però siamo cambiati tutti perché cerchiamo il marchio di noi stessi. Ognuno di noi quando si sveglia incomincia il suo reality e così la gente è ben contenta di essere massacrata dai flash di Pizzi. Tutti dicono 'grazie'. Non c'è decenza''.

''Quelli che vedete in 'Cafonal' -aggiunge Roberto D'Agostino- è gente che non ha problemi di rappresentazione, vogliono essere sempre protagonisti, anche se c'è una grande differenza rispetto ai divi di ieri. Se prendere le pagine in bianco e nero del libro -sottolinea- vedrete i vecchi scoop di Pizzi, con Marcello Mastroianni e altri attori. Oggi su 'Cafonal' non c'è nessun divo. Solo gente di un altro mondo. E' proprio un'altra vita''.

E allora ''niente cose pesanti e niente giudizi. 'Cafonal' -ricorda D'Agostino- viene da 'ca-fune', è gente che vuole tirare la fune con gli altri. E' un sentimento popolare: siamo cafonal perché abbiamo desiderio di essere sociali. Vogliamo fare lo struscio a via del Corso e ne siamo orgogliosi''. E chiude con una battuta, è il caso di scriverlo, alla Dago: ''Se ieri speravamo in un futuro migliore, oggi speriamo in una malavita migliore".
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