...................................................Il potere del nulla...............................................

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ultimometr
00venerdì 27 marzo 2009 20:04

Il nulla fa paura? Io credo di si, e forse proprio da questa paura sono nate le varie convinzioni che hanno accompagnato e accompagnano la vita dell'uomo. E' questa, tra le tre grandi incognite che hanno da sempre sollecitato inutilmente il pensiero umano; l'eternità, l'infinito e appunto il nulla, quella che più o meno consciamente si respinge. L'eternità si riferisce al concetto di tempo, e il tempo, nella sua sostanza che abbiamo imparato a suddividere, e per quanto ci è dato di comprederlo, rappresenta i confini dell'inizio e del termine di un qualcosa. Certo, ci fermiamo attoniti davanti all'eternità, perchè non riusciamo a concepire nessun evento temporale che non finirà mai, ma il tempo lo percepiamo come parametro del procedere della vita, e quindi, in qualche modo, anche se il suo valore assoluto potrebbe essere diverso, lo conosciamo almeno per come è misurato dall'umanità per le sue modeste necessità. Anche lo spazio fa parte concretamente del nostro vivere, in quanto rappresenta la grandezza, il volume, e la distanza tra i vari elementi che ci circondano, di conseguenza, anche il concetto dell'infinito, che allo spazio si riferisce, anche se è fuori dalla nostra comprensione, richiama un qualcosa che ci accompagna. Insomma, in questi primi due casi; spazio e tempo, magari inoltrandosi in ardite speculazioni, si possono azzardare ipotesi più o meno fantasiose, perchè, almeno da quanto si puo credere, esiste una base di partenza che dal nostro umano e modesto punto di vista potremmo anche definire abbastanza concreta. Per il nulla è diverso, perchè, davanti a questo concetto, o a qualsiasi possibilità di ipotesi, il nostro pensare resta senza elementi di partenza, senza alcun parametro. Il nulla possiamo associarlo al buio? No, in quanto il buio è qualcosa. Alla luce? Stessa risposta. E allora? Dall'interno di una consapevole nostra minima capacità di elaborare, si potrebbe sostenere che quindi non esiste in quanto "assenza di tutto", assenza di elementi materiali o spirituali, ma allora, se l'umanità avesse da sempre avuto in merito questa certezza, perchè, in tutti i tempi e ad ogni latitudine, si è costruita delle ipotesi che prevedevano, all' interno delle varie forme religiose, una possibilità di un' esistenza spirituale dopo la morte che evitasse proprio quel nulla. La reincarnazione, i verdi pascoli di Manitou, il paradiso o l'inferno ecc ecc, sono elementi che si sono portati a supporto di varie forme di speranza, o per processi che, avvalendosi di ipotesi di possibili giudizi o pene da sostenere in contesti extraterreni, hanno avuto e hanno tutt'ora lo scopo di conquistare e conservare un determinato potere. Si accettano le pene dell'inferno, la collera degli Dei o di un Dio che durerà per sempre, pur di non accettare che la presunta parte non materiale di noi finisca nel nulla, in niente. Alla fine, penso che alla base delle dinamiche che hanno governato e che governano le varie esistenze, i rapporti sociali, e le diverse culture, ci sono proprio gli elementi che, percorrendo strade spesso divergenti, cercano di imporre, condividere, negare, o divulgare una possibile continuità dopo il breve attimo della vita, e che quindi la storia, essenzialmente, è costruita  proprio su basi che hanno cercato di esorcizzare quella paura per un' incognita che comunque rimarrà  la più incompresibile tra le incomprensibili. Personalmente, aldilà di questa mia discutibilissima convizione, credo di non essere interessato più di tanto dalla cosa. Mi limito a pensare che lo scopo della mia vita sia quello di viverla e basta. Poi sarà quel che sarà, o appunto niente................ 

Elenora
00sabato 28 marzo 2009 22:10
Il nulla fa paura?
Bella domanda.. ci tento.

Approfondire l'analisi che hai fatto sull'eternità, l'infinito e il nulla, mi porta a considerare il nulla come negazione in assoluto del tutto, concetto che inevitabilmente porta al pensiero della morte che, se per i credenti è semplicemente l'inizio di un'altra vita, per gli atei è la conclusione del sè.

Due strade divergenti: la fatica di credere con dubbi, disillusioni, speranze e certezze che la vita continui altrove, contrapposta all'indifferenza all'idea della morte, in quanto prevale il pensiero del presente che permette di godere dell'essenza delle cose al di fuori del tempo in cui la parola "morte" non ha più alcun significato.

A mio parere però queste due strade trovano un punto d'incontro proprio nella paura, sia pure a livello inconscio, della morte.
Gli uomini non sono incapaci di accettare questo misterioso concetto della fine di sè, e la mente, intesa come coscienza dell'io, tramuta, attenua e ripara dolori e inquietudini.

Malgrado ciò la vita ha il sopravvento ed ognuno di noi ha bisogno del suo posto sul palcoscenico dell'esistenza, affinchè possa essere accettato dal proprio io con un certo grado di piacere.

Questo è quello che mi ha suggerito la tua domanda, ma ovviamente altre possono essere le risposte.

alicev77
00domenica 29 marzo 2009 15:54
A proposito delle "crisi psicologiche" ( e quindi anche del "nulla" ):
"Colui per il quale una sola crisi è già abbastanza, riacquista l'equilibrio nel momento stesso in cui può poggiare i piedi su un nuovo sistema di valori. Quel nuovo sistema sarà per lui la verità. Ma colui che è in grado di immaginare la crisi permanente, ossia l'instabilità che è costitutiva di ogni sistema di valori, può riacquistare l'equilibrio solo fissando lo sfondo neutro su cui avvengono tutte le trasformazioni. Quel vuoto, quel vacuum, allora, non genera più spavento o orrore, ma pace. Per lui quella è la libertà."

Nicola Ghezzani, "La logica dell'ansia"


Hey, ma questo mi ricorda un'opera del nostro amato Benjamin Heinze... il quarto libro forse... o era il quinto?
 
zoe_13
00domenica 29 marzo 2009 18:39
Tutti i fiumi corrono verso il mare. Alcuni seguoni tortuosi percorsi, altri, s'inabissano nel ventre della terra, per poi rispuntare come false, nuove sorgenti. Ma alla fine l'unione con l'Oceano sarà inevitabile.(dal 3° tomo, università di Riga)

Ultimo è un torrente anarchico-individualista riottoso, ma alla fine anche lui dovrà....ehehehe

Zoe
(Paracelso)
00lunedì 30 marzo 2009 11:50

Ultimo il pensare deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni:Quando parli del nulla oggettivamente lo pensi e lo consideri.E se nulla e' ,come si puo' nominare cio' che non e'?La soggettivita' trascendentale del pensiero,non e' altro che la possibilita' dell'esperienza di elaborare il vissuto e introitarlo nel nostro se.Credo che il nulla sia una esperienza del vissuto metafisico che e' in noi,faccia parte del divino componente del nostro essere.
Mi viene in mente una s.ga mentale incredibile[SM=g27993]  lasciamo stare, panta rei. 
Anam_cara
00lunedì 30 marzo 2009 19:44
"Per il nulla è diverso, perchè, davanti a questo concetto, o a qualsiasi possibilità di ipotesi, il nostro pensare resta senza elementi di partenza, senza alcun parametro."

Beh....tralasciando del tutto la mia fede cristiana....

risponderei che l'elemento di partenza del nulla e' proprio la vita umana...

perche'....prima di venir concepiti di noi non c'era proprio NULLA!!!


Anam
ultimometr
00lunedì 30 marzo 2009 23:14

Cara Anam, se  come dici, "prima di venir concepiti di noi non c'era proprio NULLA!!!" allora  c'è una ragione in più per sostenere che di conseguenza l'essere umano non può conoscerlo, perchè, a differenza del tempo, con riferimento all'eternità, e dello spazio, con riferimento all'infinito, che fanno in qualche modo parte della nostra vita, il nulla semmai si riferisce ad un qualcosa che la precede, e sui cui evidentemente non  possiamo avere alcun riferimento, quindi, a mio parere, per l'uomo resta appunto la più grande e impossibile tra le  incognite, ed è per questo che ne ha paura.


Anam_cara
00martedì 31 marzo 2009 03:34
Caro Ultimo

avevo cercato di darti una  risposta mettendomi nella tua ottica cioe'...

TRALASCIANDO la mia Fede cristiana....


Perche' per me il Nulla non esiste....esiste il TUTTO cioe' Dio!
ladystark@
00martedì 31 marzo 2009 20:53
........

L'esperienza della morte che noi tutti abbiamo è quella che ci tocca indirettamente..... pur essendo abituati nella nostra vita quotidiana  a  " consumarla "   in dosi massicce, è sempre un evento estraneo, non  ci appartiene perchè è pur sempre la morte dell'altro. Ci sono tuttavia momenti in cui, il confronto è inevitabile...una malattia, una perdita cara, un'esperienza traumatica......Si vive  anche " nella " morte... presenza continua, lacerante, in un confronto che  diventa ossessione....
Nella  fatica di vivere  sento  il futuro  contrarsi, il suo limite farsi più labile e le domande che mi pongo sono più  pressanti,
urgenti... Posso darmi tutte le consolazioni del mondo, attaccarmi a tutte le fedi che suppliscono le infinite lacune dell'esistenza, posso ragionare sull'ordine naturale delle cose, essere stoica, far finta che non mi riguardi.Posso esorcizzarla  in ogni modo e con ogni mezzo, ma so che la morte è un destino inelluttabile, una necessità che non so e non posso spiegarmi...
Al puro nulla della morte civilizzata e razionale opponiamo la visione iniziatica di una dimensione imperfetta e poi di un'esistenza rigenerata...ma sempre la
morte è vista come una tappa verso un altrove, verso un modo diverso di essere...
Non mi consola affatto...Ondeggio tra la speranza di un'altra vita da vivere e la disperazione del
nulla...Da bambina nella stanza buia nel silenzio più profondo trattenendo il respiro, con un vago senso di vertigine  immaginavo così la morte e quello che succede...la percezione di un vuoto che assilla e tormenta...il nulla, il buio, l'assenza da tutte le cose, l'assenza di tutte e cose...questo mi fa ancora paura..

" è l'impossibilità di respirare con l'anima. Allora tutte le idee che hanno fatto pulsare la nostra vita, i progetti, le ambizioni su cui abbiamo fondato la speranza  del futuro, si
strappano come se il vento le investisse, si aprono come fossero nuvole, si dileguano come ceneri di nebbia, stracci di ciò che non fu e che potrebbe essere stato. E dietro alla disfatta sorge, pura la solitudine nera e implacabile del cielo deserto e stellato. Il mistero della vita ci addolora e ci spaventa con tutti i suoi volti. A volte piomba su di noi come un fantasma senza forma, e l'anima si raggela per lo spavento più terribile: la paura dell'incarnazione mostruosa del non- essere." Pessoa

.....assenza, come quando camminando sulla sabbia voltandomi indietro non scorgo più le mie orme....come non fossi mai esisistita in quel posto, in quel momento....Poi respiro
profondamente ascoltando  i battiti del mio cuore....mi guardo intorno e scorgo l'assoluta pienezza del mondo intorno a me....dentro di me...e  se è vero che la morte è dappertutto, è anche vero che c'è la vita....la mia vita con il suo flusso ininterrotto di emozioni, sensazioni, desideri, pensieri, immagini, suoni....

" Andiamo oltre la lontananza e il punto di partenza. passiamo al di là del tempo...Inoltriamoci in una solitudine ancora più intatta e più completa. Mondo puro, tutto rivolto su se
stesso, dove la coscienza è fusa nell'essere. Risaliamo al tempo in cui la luce, il colore, il suono si spandevano tranquilli in un universo che non aveva ancora inventato orecchi nè occhi. Fermiamoci piuttosto a contemplare le grandi cose, sempre uguali e sè stesse: il  mare, quello non ancora solcato dalla prima piroga, dalla prima barca; la sabbia, calcolo infinito antecedente i numeri; e quella nuvola più antica del profilo della terra; l'incresparsi silenzioso della neve sulla neve, già prima che fossero la foresta, l'animale o l'uomo, e che persisterà, senza mutamenti, quando tutta la vita sarà dissipata o uccisa....Che questo viaggio nel tempo giunga all'estremo limite dell'eterno. " Marguerite Yourcenar

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