Il nulla fa paura? Io credo di si, e forse proprio da questa paura sono nate le varie convinzioni che hanno accompagnato e accompagnano la vita dell'uomo. E' questa, tra le tre grandi incognite che hanno da sempre sollecitato inutilmente il pensiero umano; l'eternità, l'infinito e appunto il nulla, quella che più o meno consciamente si respinge. L'eternità si riferisce al concetto di tempo, e il tempo, nella sua sostanza che abbiamo imparato a suddividere, e per quanto ci è dato di comprederlo, rappresenta i confini dell'inizio e del termine di un qualcosa. Certo, ci fermiamo attoniti davanti all'eternità, perchè non riusciamo a concepire nessun evento temporale che non finirà mai, ma il tempo lo percepiamo come parametro del procedere della vita, e quindi, in qualche modo, anche se il suo valore assoluto potrebbe essere diverso, lo conosciamo almeno per come è misurato dall'umanità per le sue modeste necessità. Anche lo spazio fa parte concretamente del nostro vivere, in quanto rappresenta la grandezza, il volume, e la distanza tra i vari elementi che ci circondano, di conseguenza, anche il concetto dell'infinito, che allo spazio si riferisce, anche se è fuori dalla nostra comprensione, richiama un qualcosa che ci accompagna. Insomma, in questi primi due casi; spazio e tempo, magari inoltrandosi in ardite speculazioni, si possono azzardare ipotesi più o meno fantasiose, perchè, almeno da quanto si puo credere, esiste una base di partenza che dal nostro umano e modesto punto di vista potremmo anche definire abbastanza concreta. Per il nulla è diverso, perchè, davanti a questo concetto, o a qualsiasi possibilità di ipotesi, il nostro pensare resta senza elementi di partenza, senza alcun parametro. Il nulla possiamo associarlo al buio? No, in quanto il buio è qualcosa. Alla luce? Stessa risposta. E allora? Dall'interno di una consapevole nostra minima capacità di elaborare, si potrebbe sostenere che quindi non esiste in quanto "assenza di tutto", assenza di elementi materiali o spirituali, ma allora, se l'umanità avesse da sempre avuto in merito questa certezza, perchè, in tutti i tempi e ad ogni latitudine, si è costruita delle ipotesi che prevedevano, all' interno delle varie forme religiose, una possibilità di un' esistenza spirituale dopo la morte che evitasse proprio quel nulla. La reincarnazione, i verdi pascoli di Manitou, il paradiso o l'inferno ecc ecc, sono elementi che si sono portati a supporto di varie forme di speranza, o per processi che, avvalendosi di ipotesi di possibili giudizi o pene da sostenere in contesti extraterreni, hanno avuto e hanno tutt'ora lo scopo di conquistare e conservare un determinato potere. Si accettano le pene dell'inferno, la collera degli Dei o di un Dio che durerà per sempre, pur di non accettare che la presunta parte non materiale di noi finisca nel nulla, in niente. Alla fine, penso che alla base delle dinamiche che hanno governato e che governano le varie esistenze, i rapporti sociali, e le diverse culture, ci sono proprio gli elementi che, percorrendo strade spesso divergenti, cercano di imporre, condividere, negare, o divulgare una possibile continuità dopo il breve attimo della vita, e che quindi la storia, essenzialmente, è costruita proprio su basi che hanno cercato di esorcizzare quella paura per un' incognita che comunque rimarrà la più incompresibile tra le incomprensibili. Personalmente, aldilà di questa mia discutibilissima convizione, credo di non essere interessato più di tanto dalla cosa. Mi limito a pensare che lo scopo della mia vita sia quello di viverla e basta. Poi sarà quel che sarà, o appunto niente................