MANCINO AL CSM?

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INES TABUSSO
00lunedì 3 luglio 2006 21:28
LA STAMPA
3 luglio 2006

POLITICA
VERSO L’ELEZIONE IL PARLAMENTO SI RIUNIRA’ IN SEDUTA COMUNE DOMANI E MERCOLEDÌ
Csm, sarà Mancino il vicepresidente
Accordo tra maggioranza e opposizione: fumata bianca per i membri laici al primo voto?
di Guido Ruotolo

ROMA. Per domani e mercoledì è convocato il Parlamento in seduta comune, per eleggere gli otto rappresentanti laici del Consiglio superiore della magistratura. Maggioranza e opposizione, salvo imprevisti dell’ultimo minuto, tra domani e mercoledì nomineranno i nuovi otto consiglieri laici del Csm: cinque saranno indicati dalla maggioranza, tre dall’opposizione.

Dopo due settimane di tira e molla, con l’opposizione che chiedeva di poter indicare quattro e non tre consiglieri, l’intesa è stata raggiunta giovedì scorso. E l’accordo prevede anche che alla vicepresidenza di Palazzo dei Marescialli sia indicato il senatore Nicola Mancino, Margherita, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, ex ministro dell’Interno ed ex presidente dell’assemblea di Palazzo Madama. Maggioranza e opposizione sono d’accordo anche nel votare il giudice costituzionale di nomina parlamentare che dovrà sostituire Annibale Marini, presidente della Consulta.

Commenta Pino Pisicchio, Italia dei Valori, presidente della commissione Giustizia della Camera: «L’intesa è stata raggiunta: è un buon segnale per questo inizio di legislatura». Dario Franceschini, capogruppo dell’Ulivo alla Camera: «Stiamo lavorando per rifinire l’intesa che ci consentirà di eleggere i consiglieri del Csm al primo scrutinio. E’ un bel segnale». Marina Sereni, vicepresidente del gruppo dell’Ulivo: «Abbiamo accolto l’appello del Capo dello Stato».

Anche dall’opposizione i commenti sono favorevoli. Peppino Gargani, Forza Italia: «L’accordo su queste nomine a carattere istituzionale è un buon inizio per affrontare i problemi della giustizia, nonostante che il governo abbia dato segnali negativi di voler azzerare le riforme varate nella scorsa legislatura, come il nuovo ordinamento giudiziario». Michele Vietti, portavoce dell’Udc: «Se saranno confermate le aspettative della vigilia, ci sarà fumata bianca per i nuovi inquilini di Palazzo dei Marescialli. E’ un buon viatico anche per la politica in generale».

Questa mattina, a Montecitorio, si riuniranno i capigruppo dell’Unione per definire la rosa dei cinque candidati da proporre in votazione. L’opposizione, infatti, ha già avanzato le sue indicazioni: l’avvocato Michele Saponara, Forza Italia, ex sottosegretario all’Interno; l’avvocato Gianfranco Anedda, An, ex presidente del gruppo di An alla Camera; e l’avvocato Ugo Bergamo, ex senatore Udc. Per la maggioranza, invece, solo stamani si conosceranno le indicazioni complete. Per il momento le candidature sicure sono due: Nicola Mancino e Vincenzo Siniscalchi, avvocato, indicato dai Ds. Nella rosa dei nomi c’era anche il costituzionalista Augusto Barbera che, venendo meno la sua candidatura alla vicepresidenza di Palazzo dei Marescialli, ha deciso di rinunciare per continuare il suo impegno universitario. L’Unione stamani dovrà proporre il suo terzo nome, mentre altri due saranno indicati da Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi e Italia dei Valori: almeno una tra le cinque candidature sarà donna.

Per quanto riguarda il giudice costituzionale, su indicazione di Alleanza nazionale sarà proposto l’ex capo dell’ufficio legislativo della Farnesina Paolo Napoletano. Il mandato del presidente della Consulta, Annibale Marini, scadrà sabato prossimo e se Napoletano non dovesse essere eletto in questa tornata, se ne riparlerà a settembre. Ma questa è una possibilità soltanto di scuola perché l’intesa è stata raggiunta. Dunque, alla vigilia dell’elezione dei sedici nuovi componenti togati del Csm (i novemila e passa magistrati andranno invece a votare sabato e domenica prossimi), il Parlamento si riunirà in seduta congiunta per eleggere gli otto consiglieri laici. Il regolamento prevede che le votazioni saranno a scrutinio segreto e con la maggioranza qualificata dei tre quinti dei componenti nei primi due scrutini, e di tre quinti dei votanti a partire dal terzo scrutinio.





POLITICA
L’EX PRESIDENTE DEL SENATO «E’ VENUTO IL TEMPO DELLA SAGGEZZA, BASTA CONTRAPPORRE POTERE POLITICO A MAGISTRATURA»
«Proprio Forza Italia mi spinge ad accettare»
Guido Ruotolo


ROMA. «Se ci fosse davvero un accordo tra maggioranza e opposizione sul mio nome, non mi tirerò indietro. Accetterò questo nuovo incarico sperando di portare in dote il mio equilibrio». Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Nicola Mancino, viene dato, in queste ore, come futuro vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Una indicazione su cui centrosinistra e Casa delle libertà sarebbero già d’accordo, maturata all’indomani dell’appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per «soluzioni concordate» che consentano una rapida elezione dei membri laici del Csm e del giudice costituzionale di nomina parlamentare. Di questa nuova «sfida» l’ex presidente del Senato parla al telefono dalla sua Montefalcione, in provincia di Avellino, poco prima di partecipare a una manifestazione che celebra «mezzo secolo» di vittorie elettorali della Democrazia cristiana.

Presidente Mancino, come nasce la sua candidatura al Consiglio superiore della magistratura?
«Prima di tutto, direi, dall’indicazione unanime di tutte le associazioni della magistratura. Credo che il mio nome abbia poi trovato d’accordo le diverse componenti della maggioranza. Ho ricevuto apprezzamenti lusinghieri, per esempio, dal segretario dei Ds, Piero Fassino, che ha dato immediatamente il suo consenso alla mia candidatura. E anche dall’opposizione sono arrivati pareri favorevoli. E mi auguro, infine, che il Capo dello Stato sarebbe lieto di poter contare su un vicepresidente con cui poter interloquire, come accade da tanti anni in qua».

Per lei, Palazzo dei Marescialli rappresenta, in fondo, un nuovo inizio...
«E’ un cambiare completamente attività, impegno. Certo, l’esperienza politica e istituzionale svolta fin qui potrà essermi d’aiuto. Ma comunque è vero: si tratta di intraprendere una nuova attività».

In fondo, lei non è mica ingegnere... Da avvocato e studioso di diritto, non sarà certo un vicepresidente che avrà bisogno di chissà quanto tempo per impadronirsi della materia...
«Un’attività nuova rappresenta sempre una novità. E io non sottovaluto affatto le difficoltà che potrò incontrare».

Anche l’opposizione ha dato il consenso alla sua candidatura?
«Se devo dirle, le prime sollecitazioni ad accettare l’investitura sono venute proprio da vecchi amici di Forza Italia».

Dal forzista Peppino Gargani, suo vecchio amico da anni?
«In un primo tempo aveva qualche dubbio, poi mi ha sollecitato ad accettare: “Abbiamo bisogno di una personalità come la tua, di un elemento di equilibrio”».

In quest’inizio di legislatura, da presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, lei si era già buttato a capofitto sul tema delle grandi riforme, sua antica passione...
«Avevamo già avuto diversi incontri con il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Luciano Violante, e con il ministro Vannino Chiti. Ho l’impressione che, dopo l’esito referendario, l’opposizione sia spaccata al suo interno, non sappia cosa fare. E che il tema delle riforme per l’opposizione non sia più così urgente».

Presidente Mancino, il tema della giustizia è da anni un vero e proprio campo minato. Come giudica le prime mosse del Guardasigilli, Mastella?
«Ha intuito politico, ha naso, insomma. Ha cominciato in maniera molto equilibrata. Ha dato spazio alle correnti della magistratura, e sta facendo bene. Dopo l’era del ministro Castelli e il tipo di legislatura che abbiamo alle spalle, occorre ritrovare un terreno d’incontro e di dialogo con la magistratura. E’ venuto il tempo della saggezza: non possiamo continuare a contrapporre il potere politico alla magistratura».


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