DALL'ARCHIVIO SEGRETO TELECOM A PIO POMPA VIA BETULLA FARINA?

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INES TABUSSO
00martedì 11 luglio 2006 23:20

CORRIERE DELLA SERA
11 luglio 2006
Acquisiti documenti.
I contatti con l’inchiesta sulle intercettazioni illegali
Sismi, perquisizione a dipendente Telecom
L’uomo è sospettato di aver fornito notizie allo 007 Pompa

MILANO - Una «talpa» del Sismi dentro Telecom. All’alba del 5 luglio, mentre a Roma scattavano gli arresti di Marco Mancini e del generale Gustavo Pignero, i due capidivisione del Sismi accusati di complicità con la Cia nel sequestro dell’imam di Milano, la polizia ha perquisito in gran segreto anche l’abitazione di un dipendente dell’azienda telefonica e acquisito nel suo ufficio una «documentazione mirata». L’uomo è sospettato di aver passato informazioni riservate a Pio Pompa, il funzionario del Sismi, fedelissimo del generale Nicolò Pollari, che gestiva l’ufficio occulto di via Nazionale 230 a Roma, la stessa centrale di spionaggio che è sospettata di aver intercettato abusivamente giornalisti scomodi. La perquisizione della presunta «talpa» del Sismi è stata guidata dai pm che indagano su Luciano Tavaroli, l’ex capo della sicurezza di Pirelli e Telecom, indagato da un anno per associazione per delinquere finalizzata alla violazione dei segreti giudiziari. Il ruolo del nuovo funzionario telefonico amico del Sismi è stato scoperto però grazie all’altra inchiesta. Indagando sui depistaggi organizzati dal servizio segreto militare, nel tentativo di fermare l’inchiesta sul rapimento dell’imam, la polizia ha infatti intercettato (legalmente, s’intende) i suoi «rapporti» all’agente Pompa. E’ la prima volta che le due inchieste s’incrociano in un troncone comune ad entrambe. E a unirle è il gigantesco archivio di Pompa (migliaia di fascicoli e otto computer) che ora è in mano a polizia e magistrati.
I pm del caso Abu Omar erano arrivati a Pio Pompa partendo dai due giornalisti di Libero, tra cui il vicedirettore Renato Farina, ora indagati per favoreggiamento, cioè per aver tentato di spiare l’inchiesta sul sequestro facendo rapporto al Sismi. Pompa però, secondo l’accusa, gestiva una più complessa attività di «disinformazione», rifornendo una cerchia di giornalisti «amici» con dossier minatori o ricattatori. Tra le vittime accertate, oltre ai pm Spataro e Dambruoso, c’è anche Romano Prodi. Ma le intercettazioni giudiziarie hanno convinto gli inquirenti che Farina e il suo redattore abbiano passato al Sismi, sempre attraverso Pompa, anche notizie sul caso Tavaroli. Ora si scopre che Pompa aveva anche un secondo canale di spionaggio su Telecom: la perquisizione del 5 luglio serviva proprio a trovare documenti citati nelle sue telefonate con la presunta «talpa».
Nell’ordinanza d’arresto per il sequestro dell’imam (definito «operazione congiunta Cia-Sismi» con possibile «copertura governativa») i testimoni interni al servizio sostengono che Tavaroli, dall’interno di Telecom, «passava informazioni a Mancini». Mentre l’altra inchiesta (ora collegata) dipinge Tavaroli come il «dominus» dell’investigatore Emanuele Cipriani, presunto gestore di una centrale privata di spionaggio, che avrebbe violato segreti giudiziari e dati personali corrompendo decine di pubblici ufficiali. Mancini e Tavaroli sono «amici fraterni», come conferma anche «Ludwig», il carabiniere del Ros che per primo ha confessato la sua partecipazione al sequestro, sentendosi proporre l’assunzione dall’uno in Telecom, dall’altro nel Sismi. Cipriani, come loro e come altri responsabili della sicurezza di Telecom, sono tutti ex carabinieri della stessa caserma.
Proprio il loro ex comando dell’Arma di Milano ieri ha acquisito nuovi documenti, definiti «importanti», per l’inchiesta su Tavaroli, che però ora interessano anche ai pm del caso Abu Omar. Il giornalista Farina intanto avrebbe già ammesso di aver intascato dal Sismi «più del triplo» degli 8 mila euro documentati dalle ricevute sequestrate nell’ufficio di Pompa. Mentre quest’ultimo, in una memoria difensiva, ha negato con forza di aver «mai intercettato giornalisti». I pm e il giudice però non gli credono e la polizia continua a cercare la «centrale» delle intercettazioni abusive, muovendosi su due piste: un ufficio occulto «d’ascolto» del Sismi oppure «talpe» interne alle compagnie telefoniche?
Paolo Biondani Guido Olimpio





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LA REPUBBLICA
11 luglio 2006
Il giornalista Farina avrebbe indicato a Pompa numeri dell'archivio segreto
Abu Omar-Telecom, indagini parallele
Spiate le telefonate di 15 islamici
di FERRUCCIO SANSA


MILANO - Primo, un legame tra due spy story: il caso Abu Omar e quello Telecom. Secondo, gli investigatori che dirigono la loro attenzione anche sui Ros, il reparto speciale dei carabinieri. Terzo: inviti a comparire per due alti funzionari del Sismi, i capicentro di Bologna e Torino.

Il giallo del rapimento dell'imam si ramifica sempre più. Si intreccia con un'altra inchiesta che coinvolge la Telecom: decine di migliaia, secondo l'accusa, sarebbero i "file" dedicati ad altrettanti personaggi (politici, finanzieri e banchieri, personaggi dello spettacolo) spiati dalla rete messa su da Giuliano Tavaroli e dal suo amico Emanuele Cipriani, titolare di una delle più importanti agenzie italiane di investigazioni, la Polis d'Istinto (entrambi sono accusati di associazione a delinquere).

Da settimane i pm che si occupano delle due inchieste lavorano fianco a fianco. Ma nei giorni scorsi un nuovo tassello è emerso: Renato Farina (vicedirettore di Libero) ha presentato ai magistrati un elenco di numeri telefonici destinato, pare, a Pio Pompa (uno dei funzionari del Sismi indagati). Quei numeri, secondo gli inquirenti, facevano parte dell'archivio segreto della branca deviata della Telecom. Di più. Durante gli interrogatori i magistrati hanno contestato una circostanza agli imputati: pochi giorni dopo il sequestro di Abu Omar qualcuno chiese al gruppo di Tavaroli di controllare il traffico telefonico di quindici membri della comunità islamica. Una cosa appare sicura: la richiesta non arrivò da un canale ufficiale. Ma da chi, allora?

Proprio ieri i carabinieri hanno operato "importanti accertamenti" con l'acquisizione di documenti da vari gestori telefonici. Oggetto dell'indagine pare proprio il caso Telecom. E, guarda caso, i militari si sono incrociati con uomini della Digos incaricati della vicenda Abu Omar.

Del resto il nome di Tavaroli compare nell'ordinanza del gip Enrico Manzi sul rapimento dell'imam. A chiamarlo in causa è il colonnello Stefano D'Ambrosio, già capocentro Sismi di Milano, poi misteriosamente rimosso nel 2002 e rientrato nell'Arma dei carabinieri: "Ricordo che quando mi stavo trasferendo a Milano ebbi la precisa indicazione dal dottor Pignero (il generale Sismi agli arresti domiciliari per sequestro di persona, ndr) di andare a trovare il Tavaroli". E ancora: "Un collega mi avvertì che "Tavaroli era fratello di Mancini". Non ebbi da allora, però, più alcun rapporto con Tavaroli e ciò fece molto arrabbiare Mancini".

Tavaroli (ex ufficiale della sezione Anticrimine dei carabinieri di Milano) viene chiamato in causa anche dal maresciallo Luciano Pironi, l'uomo che ha aperto un varco alle indagini. Racconta Pironi a proposito di un suo tentativo di entrare nel Sismi: "Tavaroli - si legge nell'ordinanza - era fraterno amico di Mancini, anch'egli, a sua volta, ex sottufficiale della Sezione Anticrimine. Ma il Tavaroli gli aveva fatto presente che "non era quello il momento"".

Gli inquirenti hanno anche indagato sulla posizione dei Ros di Milano (di cui faceva parte il maresciallo Pironi) in relazione al sequestro. Il 28 marzo gli investigatori hanno acquisito materiale presso la sede Ros del capoluogo lombardo. E ancora, i vertici del Reparto Operazioni Speciali dei carabinieri sono stati sentiti. In particolare Emilio Palmieri. Il capitano dei Ros di Milano ha affermato - come i suoi colleghi - che nessuna notizia, anche di fonte indiretta, sulla preparazione o sulla esecuzione del sequestro, era giunta ai Ros, né dal Sismi, né dal Sisde. Palmieri ha raccontato di "aver avuto rapporti frequenti con Robert Lady", il capo della Cia di Milano, indagato per il sequestro, ma si sarebbe trattato di semplici rapporti di lavoro. E ancora: i pm hanno ricordato a Palmieri una telefonata che il capitano dei Ros fece a Luciano Pironi proprio al momento del sequestro. Un caso, è stata la risposta: come dimostrano i tabulati, la chiamata durò appena tredici secondi e "potrebbe essere che, non avendo lui risposto, non vi sia stata conversazione".

Oggi saranno sentiti il generale Pignero (agli arresti domiciliari) e il colonnello Giuseppe Gerli, capocentro di Milano. Proprio mentre si è saputo dell'invito a comparire di altri due alti funzionari, i capicentro di Bologna, Luciano Di Gregorio, e di Torino, forse da mettere in relazione con gli interrogatori di Marco Mancini dei giorni scorsi.



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L'ex numero 2 del Servizio segreto militare nel carcere di San Vittore
da mercoledì scorso nell'ambito dell'inchiesta sul sequestro di Abu Omar
Sismi, arresti domiciliari a Mancini
Indagato un altro agente segreto
Scajola eletto presidente del Copaco



MILANO - Arresti domiciliari per il numero 2 del Sismi. Poco prima delle 20, Marco Mancini ha lasciato il carcere di San Vittore, dove era rinchiuso da mercoledì scorso nell'ambito dell'inchiesta sul sequestro di Abu Omar. L'ex imam della moschea milanese di via Quaranta e del centro di cultura islamica di viale Jenner, era stato rapito il 17 febbraio del 2003. Un'operazione "congiunta", secondo l'accusa, fatta insieme dal servizio segreto militare italiano e dalla Cia.

"Siamo molto soddisfatti perché riteniamo di aver fornito le prove della nostra estraneità ai fatti che ci sono imputati", commenta Luca Lauri, legale del funzionario dei servizi segreti. Il difensore di Mancini ha poi preannunciato un altro imminente interrogatorio del suo assistito.

Indagato Di Troia. E nei guai finisce un altro 007 del servizio segreto militare italiano: si tratta di Raffaele Di Troia che ieri ha ricevuto un invito a comparire con la convocazione fissata per questa mattina nella stanza del procuratore aggiunto Armando Spataro. Ma poiché l'indagato, inizialmente difeso da un avvocato d'ufficio, ha nominato un difensore di fiducia la sua audizione è stata spostata al pomeriggio.

Per conoscere la versione dei fatti del direttore del Sismi, Niccolò Pollari, occorrerà invece attendere la prossima settimana: il generale, infatti, sarà ascoltato mercoledì 19 luglio, alle 14.30, dalla commissione Difesa di palazzo Madama, presieduta da Sergio De Gregorio, dell'Italia dei valori. La decisione è giunta al termine della discussione svoltasi oggi in occasione dell'audizione del sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri.




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