DOPO IL CONVEGNO DI MICROMEGA: FELTRI JUNIOR, EPURATI, EPURATORI

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INES TABUSSO
00domenica 9 ottobre 2005 00:57
LA STAMPA
8 ottobre 2005


ROCKPOLITIK COME SE FOSSE L’ULTIMO BALLO
Il ritorno degli epurati pronti a farsi epuratori
Rai, da Celentano tutti i comici sgraditi al centrodestra
ROMA

Arriva Rockpolitik, come se fosse l’ultimo ballo. Il più anarchico dei monologanti, Adriano Celentano, si prepara a chiudere la stagione del centrodestra e delle epurazioni allo stesso modo con cui si era chiusa la stagione del centrosinistra e delle trasmissioni militanti. Si preannunciano (o si prevedono) gli ospiti: Roberto Benigni, Daniele Luttazzi, Corrado e Sabina Guzzanti. Quelli dell’uso criminale della tv, come disse Silvio Berlusconi da Sofia. Ma Celentano si è preso l’autonomia massima, e alla Rai quasi si pentono di avergliela data. Il centrosinistra tace e gode, anche perché nel frattempo sugli schermi della Casa delle Libertà sono scomparsi Antonio Socci, Giovanni Masotti e i ragazzi di «Dodicesimo round».

Sembra una nuova alba. Una nuova alba oppure, davvero, l’ultimo ballo. Perché mentre il povero Fabrizio Del Noce non sa più che fare per strappare al clan di Celentano qualche notizia sullo show, e mentre il perseverante Beppe Giulietti (capogruppo Ds in Vigilanza) si chiede perché al posto di Masotti non sia ancora rientrato Michele Santoro, a sinistra pare cominciata la pianificazione dei palinsesti di dopodomani. Il pretesto per cominciare a metter giù qualche paletto è stato «Libera stampa in libero Stato», un dibattito con Paolo Flores d’Arcais, direttore del periodico MicroMega, Marco Travaglio e la Guzzanti. «C’era un clima da linciaggio», ha detto poi Sandro Curzi. Il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, non s’è fatto vedere: «Non mi piacciono i processi sommari». «Clima da inquisizione», ha confermato Giovanni Floris. La stupefacente convergenza di giudizio fra gli imputati di oggi (accusati di intelligenza col nemico) e quelli di ieri, i berlusconiani, non è stata occasionale. Nei giorni successivi si è avuta l’impressione che circoli l’idea di fare degli epurati i nuovi epurandi. Fausto Bertinotti, intervistato dal Corriere della Sera, ha dettagliato sull’orticaria da cui è colto «appena sento nominare Travaglio». Giuseppe Caldarola, diessino, ex direttore dell’Unità, se n’è uscito con un giudizio alla Schifani: «Travaglio è una specie di pm che usa il randello al posto della penna». La specie di pm è stato difeso da un pm vero, Gian Carlo Caselli, vecchio amico di Caldarola. E così i vecchi amici hanno rotto: «Con me Caselli ha chiuso».

L’elenco è lungo e impressionante. Claudio Velardi, ex D’Alema-boy, non parla di Travaglio («l’ho denunciato»), ma di Michele Santoro sì: «Ha fatto una grande tv, ma in un’altra fase, ormai finita. Un suo ritorno sarebbe sbagliato». Pier Luigi Celli, ex direttore generale della Rai e oggi della Luiss (l’università di Confindustria) raddoppia la criminalità televisiva dell’ex conduttore di Samarcanda: «L’arroccarsi di Santoro è stato un danno per tutti. Anche per la sinistra. Ha fornito ampie giustificazioni a chi ha vinto poi le elezioni per ripagare con la stessa moneta». La stessa moneta, sentenzia Celli; e così la reazione del premier fu commisurata. E mentre esalta «Viva Zapatero!», il film di Sabina Guzzanti, chi è di gusto girotondeggiante nota le ansie di Petruccioli, deciso a riprendersi Santoro e Biagi. Ma sugli altri non una parola. «Non avevo dubbi», dice Marco Travaglio. Secondo lui, al tempo delle epurazioni, la protesta di sinistra fu di maniera e tutto sommato blanda: «Non un giorno di sciopero. Alcuni, come Santoro, erano considerati rompiscatole e tali rimangono. Qui non c’è da fare distinzione fra la sinistra riformista, che si appresta a epurare, e la sinistra massimalista, che sarà epurata, ma fra omologati e cani sciolti. Ecco chi sono epuratori ed epurati. E infatti Bertinotti è il massimo dell’omologazione». Ecco che si ricomincia daccapo. Giulietti non ci può credere: «Non vorrei mai sentire parlare di epurati. E comunque non ho segnali in questo senso». Ma il riepilogo dei segnali (Bertinotti, Celli eccetera) gli fa tirare fuori la grinta: «Se qualcuno pensasse che non sia giusto e necessario fare rientrare in Rai tutti quelli cacciati dal centrodestra, tutti fino all’ultimo - e non soltanto quelli di sinistra, ma anche quelli come Massimo Fini o Oliviero Beha - il nostro dissenso sarà radicale e molto, molto rumoroso». Ma intanto resta sospesa la domanda sul perché in una Rai presieduta da un diessino, Petruccioli, Santoro sia ancora fuori dalla porta.

Per Gad Lerner è «la solita illogica strozzatura fra mercato e politica», visto che Santoro, Travaglio e la Guzzanti «sono ottimi professionisti». Su Panorama, Giuliano Ferrara nota che i tribunali girotondini e trinariciuti sentono venuto il tempo di impiccare «i leader sospetti di infedeltà alla linea generale», e i candidati al capestro non hanno nessuna voglia di fumarsi l’estrema sigaretta. Molto meglio farla fumare ad altri, dopo Rockpolitik, l’ultimo ballo.



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