Estasia. Il Sigillo del Triadema, il nuovo libro della saga di Francesco Falconi
E’ in libreria dal 14 marzo il secondo libro della saga di Estasia: Il Sigillo del Triadema di Francesco Falconi (una nostra gradita conoscenza).
Dopo la prima parte della saga, Estasia. Danny Martine e la Corona Incantata, uscita alla fine del 2006, arriva una nuova avventura del giovane eroe dai poteri magici e dal cuore umanissimo, che in questa missione sarà circondato da nuovi personaggi, soprattutto una giovane guerriera che conquisterà il cuore del protagonista…
Si tratta di un libro dallo stile più maturo e sentimenti più complessi rispetto al suo predecessore, e, seppur rimanendo un romanzo per ragazzi, diventa un libro anche per adulti, che aiuta a riflettere.
Francesco, in questo secondo volume troviamo un Danny diverso: come cambia rispetto al primo volume della saga?
È vero, nel Sigillo del Triadema scopriamo un nuovo Danny Martine. In lui è forte la consapevolezza di essere parte di un disegno più ampio e di avere un ruolo fondamentale nel mondo di Estasia. Questa volta affronterà il viaggio da un diverso punto di vista, con la coscienza di un intreccio di misteri irrisolto e verità celate. D’altro canto, ora per lui inizia l’adolescenza, un’età segnata da malumori repentini e anche dalla scoperta di sentimenti più complessi, come l’amore.
Quali difficoltà hai incontrato in questo secondo lavoro?
A volte si tende a credere che scrivere un libro per ragazzi sia più facile che scrivere un saggio o un romanzo per adulti. Niente di più falso. In primis perché i ragazzi di oggi non sono affatto ingenui, quindi non si può costruire una storia che presenti lacune o superficialità. E se l’intento del libro è comunicare messaggi non scontati, la situazione si complica non poco. Volevo lasciare libero il lettore di godersi una storia fantasy, di divertirsi e sognare. Questa, a mio avviso, è la grandezza della scrittura: l’essere incompiuta e completarsi con l’immaginazione. D’altro canto, ho voluto inserire elementi metaforici, affrontando quella che è la vera difficoltà: esprimere il messaggio attraverso l’intreccio narrativo, per lasciare la possibilità di un’interpretazione più profonda.