MONSIGNOR NICOLINI E IL CATTOLICESIMO PIGRO

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INES TABUSSO
00lunedì 29 gennaio 2007 22:08



IL MESSAGGERO
29 gennaio 2007
Io, prete amico di Prodi, dico: diritti anche ai gay
di Mario Ajello


Monsignor Giovanni Nicolini, ex direttore della Caritas di Bologna, è molto amico di Flavia e Romano Prodi ed ex compagno di università del premier. «Ci conosciamo da una vita», dice. Con i Prodi si frequentano e si stimano, in un continuo rapporto di dialogo religioso e politico.

Monsignore, è quasi pronta la legge sulle unioni civili. Va bene? Va male?
«Ancora non c’è, ma mi sembra molto soddisfacente che si arrivi ad averla».

Guardi che se la sente Ruini...

«Riconoscendo il più possibile tutti i diritti dei cittadini, bisogna regolare tutte le tipologie di unione. E non mi sembra affatto che questo sia un attentato al matrimonio. Che per me è solo quello religioso».

Riconoscere tutte le unioni, quindi anche quelle gay?
«Anche la comunità religiosa a cui appartengo è un’unione stabile di cinque persone, a Bologna. E bisogna arrivare a riconoscere anche queste forme di convivenza. Così come quella fra gruppi di persone anziane che, per risparmiare soldi, avere una sola badante per tutti, sfuggire alla malinconia di una vita solitaria, talvolta si aggregano. E noi stiamo cercando di promuovere e facilitare questo tipo di unioni».

Ma la scandalizzano le unioni omosessuali?
«Secondo me, non va esclusa dalla legge nessuna delle relazioni stabili. Credo che per uno Stato pluralista e laico non ci possano essere persone ignorate o svantaggiate a priori. Il problema è, però, stabilire quando una convivenza è stabile».

La Pollastrini dice dopo cinque anni. La Bindi dopo dieci o quindici?
«Appunto, è una questione delicata e non facile da definire».

Che voto darebbe al suo amico Prodi, in questa vicenda?
«La sta affrontando benissimo. Da vero cristiano».

Un «cattolico adulto», come lui stesso si definisce?
«Fa parte del messaggio cristiano che non ci siano cittadini svantaggiati. La famiglia dovrebbe essere sostenuta di più, per esempio combattendo le condizioni che provocano la denatalità, ma questo non significa svantaggiare gli altri tipi di unione».

Ma a Prodi le gerarchie cattoliche danno quasi del laicista!
«Ma per favore... Il presidente del Consiglio dimostra, viceversa, di avere una cultura della laicità che purtroppo è assente in molti altri politici del centro-sinistra e del centro-destra, accecati dall’ideologia che non gli fa vedere la realtà. Ragionando così, si arriva allo Stato Etico. Cioè al disastro. E noi credenti per primi dobbiamo scongiurare questo tipo di esito».

Ruini sta sbagliando tutto?
«Certi cattolici estremizzano troppo. E così, spingono i laici a radicalizzarsi nelle loro posizioni».

Pezzi della Margherita frenano e obiettano di fronte a questa legge. Sbagliano anche loro?
«La Margherita, in certi casi, dà l’impressione di essere poco sensibile ai valori della laicità. Si tratta di cristiani pigri».

Pigri?
«I cristiani, in politica, si devono sforzare di tradurre le loro verità in proposte e progetti positivi. Non si può sempre fare la parte di chi dice no».

Mastella dice no e poi no! Fin quasi a minacciare di lasciare il governo.
«Non lo farà. Questo tipo di annunci difficilmente hanno seguito».

E comunque, fra i cattolici è dilagante il «cattolicesimo pigro»?
«Prendiamo un caso specifico. Come lei forse ricorderà, il matrimonio civile una decina di anni fa veniva guardato male dalla Chiesa. Oggi invece, pur non ritenendolo un matrimonio, lo accettiamo. La pigrizia è stata superata. E lo saranno piano piano tante altre forme di pigrizia, anche sulle unioni di fatto».



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