NESSUN CONFLITTO D'INTERESSI: TESSA JOWELL FA IL MINISTRO, TESSA MILLS FIRMA LE CARTE PER L'IPOTECA

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INES TABUSSO
00mercoledì 1 marzo 2006 00:04
LA STAMPA
28 febbraio 2006
I PM DI MILANO TENTARONO DI ARRESTARE MILLS
(COLONNELLO PAOLO) - a pag.6

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28/02/2006
LA REPUBBLICA
LADY MILLS TRADITA DA TRE RIGHE
FAZZO LUCA / MENSURATI MARCO

www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060228/a2yeo.tif


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CORRIERE DELLA SERA
28 febbraio 2006
Londra, il ministro Jowell sotto accusa per l’inchiesta Mediaset
Lady Mills: ho firmato
I 600 mila dollari? «Nessun segreto».
Tiepido sostegno dal premier

LONDRA - «Lei che è femminista, veramente ci vuol far credere di aver firmato i documenti per una seconda ipoteca sulla casa offerti da suo marito senza sapere esattamente come sarebbe stata ripagata?». Jenni Murray, presentatrice di un seguitissimo programma radiofonico della Bbc, le ha dato filo da torcere già di prima mattina. Poco dopo Tony Blair le ha offerto il suo appoggio, ma senza esagerare. Quella di ieri non è stata una giornata facile per Tessa Jowell, ministro per l’Informazione, la Cultura e lo Sport e moglie di David Mills, l’avvocato accusato di aver creato per la Fininvest una rete occulta di società off-shore e di aver poi intascato, secondo la Procura di Milano, una tangente di 600 mila dollari per «testimoniare il falso» e proteggere così Silvio Berlusconi.
«Che mi facciano vedere dove ho sbagliato», si è difesa la Jowell, che per la prima volta si trova coinvolta in una vicenda che già nel 1996 aveva portato i pm milanesi a perquisire lo studio di Mills a Londra. Nei due successivi processi, nel ’97 e nel ’98 a Milano, Mills era rimasto testimone e aveva giurato in aula di non aver mai parlato con Berlusconi di quelle off-shore (come la famosa All Iberian). Ma ora, nella nuova inchiesta, i pm lo accusano di aver nascosto che fu Berlusconi in persona a fargli aprire due «casseforti» off-shore. E a ripagare quelle testimonianze ora incriminate con i 600 mila dollari che Mills ha usato, nel 2000, per estinguere il mutuo ipotecario aperto un mese prima insieme alla moglie. «Ho firmato delle carte - ha replicato ieri Tessa Jowell - che hanno permesso a mio marito di fare degli investimenti. L’ho fatto perché le nostre due case sono a nome di entrambi, niente di inusuale o improprio». È suo marito, d’altronde, a pagare il mutuo, perché mai avrebbe dovuto insospettirsi, ha precisato. «È rimasta scioccata, allora, quando ha scoperto che i soldi potrebbero essere arrivati da Berlusconi?», le ha chiesto la Murray. «Ma non è vero, non è assolutamente vero. Né io né mio marito nascondiamo un segreto oscuro. Questo è un momento estremamente difficile. Sarebbe molto più difficile se pensassi di aver fatto qualcosa di errato».
Completamente innocente, insomma. I conservatori hanno chiesto che il ministro per le relazioni con il parlamento si esprima su una sua possibile violazione del codice sui conflitti d’interesse? Ben venga un suo pronunciamento, ha replicato la Jowell: non ha nulla da temere. «Il pasticcio», comunque, non si placa e per Blair, che in questo periodo non ha bisogno di scandali, la situazione è scomoda. Al fianco della Jowell per la presentazione di un rapporto sulla mancata uguaglianza professionale tra uomini e donne, è apparso impacciato. Più tardi ha affrontato i giornalisti: il ministro Jowell ha il suo pieno appoggio? «Mi sembra di aver già risposto a questa domanda». Pensa anche lei che il modo migliore di chiarire la situazione sia un’inchiesta indipendente? «Non ho nulla da aggiungere a quanto ha già detto il mio portavoce». Peccato che il suo portavoce, in mattinata, fosse stato ben poco comunicativo. Blair è dalla parte della Jowell? «Sì». Completamente? «Tessa Jowell sostiene di non aver fatto nulla di sbagliato e di non aver violato il codice di condotta». Non proprio un voto di fiducia, insomma.
Se Blair ieri è stato poco caloroso, alla Jowell non mancano amici influenti disposti a difenderla a spada tratta. Come Lord Falconer, all’università compagno di stanza del premier: «Tessa non ha fatto nulla di sbagliato e continua a essere un ottimo ministro. Se ha sbagliato, paghi, ma è tutto da dimostrare: contro di lei non c’è uno stralcio di prova».
Paola De Carolis


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«THE ECONOMIST»
«Mister B e Mister A
I vuoti di memoria dell’avvocato»
«O è un disonesto o è un folle». Così l’ Economist definisce David Mills, l’avvocato inglese accusato di essersi fatto corrompere da Silvio Berlusconi per favorirlo in due testimonianze a Milano. Il settimanale riporta la lettera in cui Mills rivelò di aver «ricevuto 600 mila dollari» come «regalo» per «aver tenuto Mister B. fuori dai guai», ricordando quanto da lui stesso ammesso nel 2004: «Berlusconi mi aveva dato quei soldi» per «come ero riuscito a proteggerlo nei processi». Poi «Mills ha ritrattato sostenendo che i soldi venivano da un altro cliente, Diego Attanasio - precisa l’ Economist - ma secondo il Corriere della Sera , Attanasio ha detto ai pm che non avrebbe potuto versarli perché allora era in prigione». Ora, conclude l’articolo, «Mills non ha idea del perché scrisse una lettera così auto-incriminante» ma la spiega come «ipotetica» e giustifica le testimonianze incriminate con «un vuoto di memoria».
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