Re:
Scritto da: sergio.T 05/12/2006 14.23
Un attimo, Galvez, dipende.
No, non dipende. O meglio, sì, dipende ma ci torno dopo.
Tutti i titoli che ti ho elencato sono fantascienza, non letteratura genericamente fantastica. Compreso il Signore delle Mosche, che ritrae il nascere - e il dissolversi -
di una società umana, specchio
della società umana lasciata a se stessa. Che poi l'azione sia ambientata in un tempo futuro - o alternativo - è solo un di più.
Capisco le tue perplessità, ma derivano semplicemente dal cattivo nome della fantascienza, in Italia guadagnato dal nome stesso in partenza, da decenni di Urania - che per decenni ha rappresentato la fantascienza - curata in modo semplicemente vergognoso da quei cani affossatori che furono Fruttero e Lucentini, signori dei tagli&censure e delle traduzioni che gridano vendetta. E per finire, last but not least, da una fantascienza cinematografica che fatte salve poche eccezioni ha per lo più proposto roba inguardabile. E un pessimo film fa danni che neppure mille libri capolavoro possono sanare.
Questo per i motivi esterni di una cattiva fama. Quelli interni sono dati alla fantascienza dal suo essersi a lungo chiusa nel ghetto delle riviste e collane specializzate, dove naturalmete sono fioriti, accanto ai maestri, fior di cani autentici, necessari a pasturare i fan acritici; se poi Theodore Sturgeon, uno degli autori maggiori del campo affermava che il 90% di quel che si pubblica sotto l'etichetta di fantascienza è merda, saggiamente non dimenticava di aggiungere che del resto il 90% di tutto ciò che si pubblica è merda. Tuttavia, è sempre bene ricordare che nel mentre la fantascienza "di genere" si chiudeva nel ghetto, scrivevano fantascienza Wells, Orwell, Huxley, Stapledon, Bulgakov, Calvino, Buzzati.
Detto questo, definire la fantascienza non è facile. Non a caso resta famosa una definizione, che lessi in un libro di Asimov ma non ricordo se sia di Asimov stesso o del suo mentore John Campbell: è fantascienza tutto ciò che accetta di pubblicare il direttore di una rivista di fantascienza. Ecco io non voglio arrivare a questa genericità, tuttavia essa contiene il primo granello di verità: la fantascienza è in primo luogo letteratura spiazzante, che mette in crisi e discussione certezze, dogmi, idee consolidate. Ed è letteratura speculativa: spazziamo il campo da equivoci: il campo di indagine della fantascienza è l'uomo, non gli alieni o le astronavi o i viaggi nel tempo. E principalmente l'uomo nel suo essere e nel suo divenire. E nelle sue brutture; Philip Dick scriveva che:
Posso immaginare tutto, ma non universi senza la Coca-Cola. A questo scopo può far uso di ogni stratagemma: l'invenzione di una società aliena, l'analisi di un futuro prossimo o remoto, l'invenzione di un passato alternativo, un viaggio nelle profondità siderali, eccetera eccetera. Tutto questo sarà sempre alla ricerca dell'uomo, della sua psicologia, società, paranoia, follia, futuro, presente e quant'altro. Di nuovo Sturgeon, tentando una definizione dei fini della sf affermava:
Lo scopo della fantascienza è svegliare il mondo sull'orlo dell'impossibile e quindi, nel bel mezzo della storia, studiare e cercare di scoprire qalcosa di nuovo, con la passione dello scienziato che esamina il suo esperimento o di un amante che guarda la donna amata. La fantascienza è letteratura, semplicemente. Com'è stato fin quando un ingegnere lussemburghese emigrato negli States ne inventò il nome; ma non è che prima di quel 1926 non si fossero scritte opere in seguito riconosciute come fantascienza. I puristi, e io sono d'accordo con loro, ritengono che la prima opera identificabile come fantascienza sia stata Frankenstein, in precedenza, anche per ovvii motivi sociali, religiosi, tecnologici, esisteva una letteratura fantastica, ma tecnicamente non identificabile come fantascienza. Ovvio è che da tale humus abbia tratto linfa quella letteratura che oggi riconosciamo come fantascienza: le sue radici sono anche lì.
V.