Raymond Chandler

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koala3
00lunedì 4 novembre 2013 15:40
Marlowe

Non ho trovato altri topic sull'autore, chissà se ce ne sono...

In ogni caso, la recente lettura di La finestra sul vuoto ha rinnovato le sensazioni delle precedenti letture.
Trame troppo intricate, difficili da seguire e da anticipare, che rendono secondario il giallo vero e proprio.
Centralità dello spiegazzato Marlowe, maltrattato dalla vita e da se stesso, uno che non si concede le poche cose belle che gli capitano nel marciume in cui si muove quotidianamente. Come se non volesse sporcarle. Ed è questa implicita sensibilità che lo rende caro al lettore, come dimostrato non solo ne Il lungo addio, ma anche in questo romanzo nel piccolo pietoso dispiacere provato dal protagonista per il destino non solo di una ragazza fragile, ma anche di un giovane mezza calzetta che non sa cavarsela, e finisce male.
Personaggi valorizzati dal contrasto con i feroci, con gli squallidi, quasi sempre ottimamente caratterizzati.
Scrittura sempre ammirevole, un tocco leggero ma mai superficiale.
rimatt1
00lunedì 4 novembre 2013 16:08
Eccomi. :-) Chandler non ce la faceva proprio a creare trame che funzionassero, si incartava e complicava troppo le cose. E infatti i suoi romanzi valgono soprattutto per i suoi personaggi, Marlowe in primis, e per i dialoghi spesso eccellenti nei quali si cimentano. Dei sette totali, i migliori sono i primi quattro: poi Chandler divenne vittima del proprio successo, andò in cerca di un'eccessiva "letterarietà" e le sue opere persero mordente (pur rimanendo molto valide, s'intende).

Rimane caldamente consigliata, comunque, la lettura parallela di Il lungo addio (da molti considerato, IMO ingiustamente, il capolavoro di Chandler) e di un misconosciuto gioiello di un misconosciuto - be', quantomeno poco noto in Italia - autore statunitense, ovvero L'ultimo vero bacio di James Crumley. Il secondo richiama il primo sotto diversi punti di vista, al punto da sembrarmi a tratti un'autentica, consapevole riscrittura.
Fog
00martedì 5 novembre 2013 14:00
Eresia
rimatt1, 04/11/2013 16:08:

Eccomi. :-) Chandler non ce la faceva proprio a creare trame che funzionassero, si incartava e complicava troppo le cose.


Ah ah ah ah!! [SM=x74935]
Chandler non aveva alcun bisogno di creare trame funzionanti; si limitava a creare fondali tortuosi per collocarli alle spalle dei suoi meravigliosi personaggi. [SM=x74968]
rimatt1
00martedì 5 novembre 2013 21:29
Ma certo. La mia non era una critica ma solo un'osservazione, volta a rafforzare l'analoga osservazione di Koala. Peraltro, Chandler stesso era consapevole che nei suoi romanzi il punto debole era costituito proprio dalla componente strettamente poliziesca, e infatti si dannava per trovare intrecci che funzionassero, riciclando spesso se stesso e i suoi precedenti lavori (fossero essi racconti o sceneggiature non realizzate). Ciò detto a me Chandler piace molto, al punto che ho letto e riletto tutti i suoi romanzi.
koala3
00mercoledì 6 novembre 2013 11:26
Re:
rimatt1, 04/11/2013 16:08:

Il lungo addio (da molti considerato, IMO ingiustamente, il capolavoro di Chandler)



A me in effetti Il lungo addio sembra il capolavoro di Chandler [SM=x74988]


rimatt1
00mercoledì 6 novembre 2013 11:37
I miei preferiti rimangono i primi due romanzi con Marlowe, Il grande sonno e Addio, mia amata. Da La sorellina in avanti c'è un lieve calo, mi sembra che Chandler diventi meno spontaneo e più artefatto, troppo "letterario". Comunque, nella seconda fase chandleriana il titolo migliore è senz'altro Il lungo addio.
koala3
00lunedì 2 dicembre 2013 14:51
un confronto...

Ho letto solo ora Il falco maltese di Dashiell Hammett, lo scrittore hard boiled che a quanto pare tanto piaceva a Chandler e che lo ispirò.

L'ispirazione è evidente, e non può essere solo frutto della vicinanza di genere, luogo e periodo.
E poi ci sono l'investigatore, l'intrigo intricato, le dark ladies (e la misoginia di fondo), la polizia ottusa ed i pedinatori da strapazzo.
Lo stile, persino, è molto simile, così diretto, coinvolgente.
La lettura è anche assai piacevole ed avvincente, più gratificante per il viaggio che conduce in fondo che per la vera scoperta del (dei) colpevole - come in Chandler, appunto.
Credo sia però abbastanza evidente ed inequivoca la differenza, in base alla quale si finisce credo generalmente per amare di più Chandler. Il protagonista è in entrambi i casi un duro, sebbene non infallibile, uno dalla vita raffazzonata e solitaria, uno che con le illusioni sembra aver davvero chiuso. Però Marlowe ha un cuore, tanto più apprezzato dal lettore quanto più è gelosamente nascosto piuttosto che raffianamente sbandierato, una sensibilità umana che emerge di tanto in tanto, parsimoniosamente, e lo caratterizza. Sam Spade invece non sembra mostrare niente di tutto questo, resta un cinico; non per certi comportamenti disinvolti e poco onorevoli, ma perché non si affaccia mai in lui un'umanità che scaldi il personaggio ma anche il lettore.

Tuttavia, la qualità della scrittura mi spinge a cercare anche altri romanzi di Hammett, che, secondo molti, sarebbe tra i maggiori scrittori a tutto tondo della sua epoca.
rimatt1
00lunedì 2 dicembre 2013 15:38
Re: un confronto...
koala3, 12/2/2013 2:51 PM:


Credo sia però abbastanza evidente ed inequivoca la differenza, in base alla quale si finisce credo generalmente per amare di più Chandler.



Io preferisco Hammett. [SM=x74968] Se non sbaglio ha scritto solo cinque libri, quindi non ci vuole molto a conoscerne l'opera omnia. A parte questo Falcone, i miei preferiti sono Piombo e sangue/Raccolto rosso (a seconda della traduzione) e The Glass Key. Anche The Thin Man è molto bello, non fosse altro che per l'insolito tono da commedia, mentre The Dain Curse (il secondo romanzo con il Continental Op) è l'unico titolo che mi ha lasciato pochino, nonché l'unico che definirei minore. Ma tanto vale leggere anche quello. [SM=x74932]
Juan Galvez
00lunedì 2 dicembre 2013 16:31
Hammett mi respinse totalmente quando affrontai la lettura di un suo romanzo (L'uomo ombra). Può darsi però che la traduzione non fosse delle più brillanti, e magari potrei concedergli un'altra chance.

Quando qualche anno fa, dalle parti dell'hard boiled di quei tempi, lessi Horace McCoy l'ho trovato davvero un autore notevolissimo.

V.
rimatt1
00lunedì 2 dicembre 2013 16:49
L'uomo ombra dovrebbe essere The Thin Man, che a me è comunque piaciuto. Ma l'ho letto in inglese, come altri Hammett.
Juan Galvez
00lunedì 2 dicembre 2013 17:38
Re:
rimatt1, 02/12/2013 16:49:

L'uomo ombra dovrebbe essere The Thin Man, che a me è comunque piaciuto. Ma l'ho letto in inglese, come altri Hammett.



È quello, yes. Lo trovai irritante nella forma, ma come ho scritto potrebbe essere dipeso dalla traduzione.

V.
koala3
00giovedì 5 dicembre 2013 14:48
Re: Re: un confronto...
rimatt1, 02/12/2013 15:38:



Io preferisco Hammett. [SM=x74968] Se non sbaglio ha scritto solo cinque libri, quindi non ci vuole molto a conoscerne l'opera omnia. A parte questo Falcone, i miei preferiti sono Piombo e sangue/Raccolto rosso (a seconda della traduzione) e The Glass Key. Anche The Thin Man è molto bello, non fosse altro che per l'insolito tono da commedia, mentre The Dain Curse (il secondo romanzo con il Continental Op) è l'unico titolo che mi ha lasciato pochino, nonché l'unico che definirei minore. Ma tanto vale leggere anche quello. [SM=x74932]


Infatti mi piacerebbe leggere proprio Piombo e sangue e La chiave di vetro, ma purtroppo non sono facilissimi da reperire (nisba nella biblioteca di Roma né nelle Feltrinelli).


rimatt1
00giovedì 5 dicembre 2013 15:42
Non trovi neanche la recente edizione Mondadori? Che iella! Comunque, se ti può aiutare, i due romanzi sono contenuti anche nel Meridiano dedicato ad Hammett.
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