Seurat, Signac e i loro seguaci

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lella84
00sabato 11 ottobre 2008 23:32
quando l'impressione non basta più




MILANO - Ad un certo punto qualcosa cambiò nello sguardo degli artisti. Non trovavano più risposte nell'euforica "impressione" della luce, e finirono per cercarle nella scienza e nella matematica. Era il 15 maggio del 1886 quando apriva l'ottava e ultima mostra degli Impressionisti e facevano capolino, anche se in una stanza a parte, Georges Seurat e il suo seguace Paul Signac, più giovane di quattro anni, con opere che lasciavano intravedere un netto superamento della ricerca originaria del gruppo. Basta lirismo, atmosfericità e pennellata frazionata da posa en plein air. Balenava una ricerca pittorica che partiva dalle più moderne teorie ottiche, in particolare da quella del "contrasto simultaneo dei colori", che seguiva regole matematiche e criteri geometrico-proporzionali che sembravano di gran lunga presi in prestito dalla virtuosa sapienza di un Piero della Francesca.

Non mescolavano i colori direttamente sulla tela, ma li distribuivano puri secondo una fitta rete di puntini divisi, avvicinati secondo precise leggi della percezione ottica, così che ad una certa distanza fosse la retina dell'occhio dello spettatore ad amalgamarli e farne precisi effetti cromatici. Seurat e Signac codificavano l'estro del puntino, ritornavano a dipingere in studio, in qualsiasi condizione luministica, anche artificiale, pur frequentando i temi spavaldi e disinvolti della vita bohémien, tra pomeriggi domenicali in riva alla Senna, spettacoli circensi, mondanità da caffè-chantant e bistrot nella Parigi della belle époque, tolette e ritratti, vita domestica e vita da atelier. Tutto diventa più nitido, le linee di contorno si rafforzano, lo spazio conquista maggiore profondità, la composizione cerca logiche corrispondenze. E si perde l'immediatezza, l'istintività, il carpe diem dell'effetto luministico, per dilatare i tempi in numerosi studi preparatori scrupolosi di ogni minimo dettaglio.

Eppure, nel complesso, scene che ne derivavano vantavano una loro emozionante vitalità. Seurat e Signac, in quella mostra impressionista del 1886, diventavano la pietra dello scandalo, sancendo la nascita di un nuovo stile, il Pointillisme. Due "rivoluzionari di rivoluzionari" che vengono celebrati dalla bella mostra "Georges Seurat e Paul Signac, e i Neoimpressionisti", ospitata a Palazzo Reale dal 10 ottobre al 25 gennaio, la prima grande retrospettiva realizzata in Italia sul movimento neoimpressionista, indagandone l'origine e ricostruendone l'evoluzione stilistica sotto i colpi - o i puntini - di "amici" artisti come Camille e Lucien Pissarro, padre e figlio, di Albert Dubois-Pillet e di Henri Edmond Cross, dei belgi Henry van de Velde o Théo van Rysselberghe e dell'olandese Jan Toorop, del belga Constantin Meunier seguito da Georges Morren, e in Francia, da Maximilien Luce, ciascuno con le sue appassionate tematiche tra il sociale e l'edonismo. Ma non solo, perché le nuove teorie del colore diviso troveranno un'affinità elettiva con i maestri italiani "divisionisti" e pre-futuristi, che sfilano in questa parata di modernità "scientifica" dell'arte fin de siecle, tra Balla, Previati, Russolo, Longoni e Severini.

Sotto la cura di Marina Ferretti Bocquillon, il percorso raccoglie un repertorio di un centinaio di opere articolate in sette sezioni, più due sezioni specifiche dedicate rispettivamente alla fotografia a colori, a cura di Silvana Turzio, e all'approfondimento delle teorie del colore, a cura di Francesca Valan. Protagonisti principali, non possono che essere i parigini Seurat (1859-1891) e il più giovane Signac (1863-1935). Quando Seurat elabora la sua prima grande composizione "Une baignade. Asnières", oggi alla National Gallery di Londra, ha solo venticinque anni e già affina i colpi di pennello per costruire le figure sulla base di una geometria insistente a suon di colpi regolari e precisi di colore. Il debito verso l'impressionismo "lirico" è ancora evidente, ma spicca l'originale tessitura cromatica, a pennellate incrociate che lascia presagire l'imminente "puntino" delle sue opere più mature e storiche. La sua vena moderna nei confronti della pittura cattura un'atmosfera sospesa e una luminosità diffusa, e prende le distanze evidenti dall'impressionismo, cercando di cogliere una inquietante mescolanza di realtà e immaginazione, sogno e realtà. Dettagli che infonderà nelle poche opere che riuscirà ad eseguire prima della sua prematura morte, all'età di 31 anni.

E anche se Lucien Pissarro scriverà al padre Camille "il pointillisme è morto con lui", non fare a meno di convincersi che dal pointillisme "deriveranno altre conseguenze che in futuro saranno di grande importanza per l'arte. Seurat ha evidentemente portato qualcosa". Vero erede sarà Signac, tanto da essere chiamato il San Paolo del neoimpressionismo, per l'impegno a diffondere e divulgare la teoria della divisione dei toni. Non a caso nel 1899 pubblicherà il volume D'Eugène Delacroix au néo-impressionnisme che spiega gli elementi propulsivi della tecnica divisionista e li integra in una prospettiva storica. Un trattato (presente in mostra), tradotto in tedesco e spesso ripubblicato, che avrà un grande impatto su un'intera generazione di pittori con la passione per i colori e per le teorie estetiche, primo fra tutti, Wassily Kandinsky. Signac, dal carattere più estroverso, parte dalle intuizioni stilistiche del maestro per giungere ad una concezione più libera della pittura, sensibile alle tendenze più aggiornate del gusto. Tant'è che il suo vivo interesse non è tanto quello di riprodurre illusionisticamente la realtà, ma nell'impiego virtuoso del colore che si dipana sulle tele con un raffinato effetto decorativo che lascia presagire lo stile dell'Art Nouveau che tra poco dominerà le tendenze in Europa.

Vertice di suggestioni cromatiche sono le famigerate "marine", terreno di sperimentazione portentosa di entrambi, Seurat e Signac. E' con questi scenari d'acqua e cielo che si acuisce l'analisi della luce a suon di timbri cromatici sapientemente costruiti. Quello che era stato un amato tema dei fratelli maggiori impressionisti, affrontato con un accanimento emotivo sulla tela, con la smania di registrare l'esatta instabilità della luce, diventa un saggio di meticolosa e elaborazione cromatica, dove i tocchi tondeggianti di colori si dispongono a intervalli quasi regolari. Eppure quell'acqua, che ad uno sguardo in lontananza appare quasi tangibile, da vicino si frantuma e si vaporizza in un vertiginoso reticolato di colori. Pura astrazione.

Notizie utili - "Georges Seurat e Paul Signac, e i Neoimpressionisti", dal 10 ottobre al 25 gennaio, Palazzo Reale, Piazza deel Duomo, 12, Milano.
Orari: tutti i giorni 9.30-19.30, lunedì 14.30-19.30, giovedì 9.30-22.30.
Ingresso: intero €9, ridotto €7.
Informazioni: 02.54919 - www.ineoimpressionisti.it
Catalogo: Skira.
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