Vecchiaia ko con i "super geni"

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xvalentino
00mercoledì 29 agosto 2007 15:26
Per mettere ko gli effetti della vecchiaia sulla salute e arrivare a cent'anni bastano pochi "super geni". E' il risultato di uno studio dell'Università Yeshiva di New York, secondo cui gli ultracentenari hanno la stessa quantità di geni "cattivi", cioè quelli che causano le malattie degenerative, degli altri, ma sono in grado di sconfiggerli.

Lo studio, pubblicato dalla Public Library of Science (Plos) Computational Biology, è iniziato nel 1998, ed è stato condotto su soggetti appartenenti alla popolazione degli ebrei Askhenaziti, che discendono da un'unica tribù di circa 30mila persone e sono quindi relativamente omogenei dal punto di vista genetico. ''La nostra ipotesi iniziale - spiega Aviv Bergman, che ha coordinato l'indagine - era che le persone che vivono più di cento anni dovessero avere qualche meccanismo in grado di interagire con i geni coinvolti nelle malattie tipiche dell'invecchiamento annullandoli''.

Per testare l'ipotesi sono stati studiati 305 soggetti di età maggiore di novantacinque anni, e 430 loro figli, insieme ad altre 408 persone non imparentate. Dal confronto dei campioni di Dna sono emerse 66 varianti genetiche presenti in 32 geni associati all'invecchiamento. Proprio in queste varianti sta, secondo i ricercatori, la differenza tra chi riesce ad arrivare a cent'anni e chi no. Come teorizzato in partenza, infatti, alcune delle varianti genetiche associate alle malattie degenerative tipiche dell'invecchiamento (cardiovascolari, diabete, cancro, demenze, ictus) erano presenti in quantità maggiore nei soggetti più vecchi. L'azione dei "geni cattivi", però, era bilanciata da alcuni "geni buoni" in grado di annullarne l'effetto.

''Questi risultati - spiega ancora Bergman - indicano che la frequenza dei geni "deleteri" aumenta nelle persone che arrivano ad età estremamente avanzate, perchè la presenza di quelli protettivi permette loro di accumularsi''. I ricercatori stanno studiando una per una le 66 varianti, per stabilire quali sono quelle "buone". Un primo risultato trovato è che nei centenari è presente una variante favorevole del gene chiamato Cetp, che protegge dai danni provocati dal colesterolo. Questo studio apre la strada allo sviluppo di farmaci che imitino il comportamento dei geni protettori: ''Speriamo che questo metodo ci faccia trovare il meccanismo genetico responsabile di altre patologie, come diabete e cancro - conclude Bergman - e i geni in grado di bloccarle''. Studi simili a quello americano sono in corso sui centenari di tutto il mondo. In Italia condizioni ottimali di longevità e omogeneità genetica si trovano ad esempio in Sardegna, che non a caso è stata scelta anche da ricercatori stranieri, mentre un altro luogo famoso per i centenari è l'isola di Okinawa, in Giappone.


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